01 marzo 2018

RECENSIONE: La specialista del cuore di Claire Holden Rothman

Buona lettura!

Titolo: La specialista del cuore
Autore: Claire Holden Rothman

Pagine: 384
Prezzo: 9 euro
Editore: Beat editori

Trama
In una notte d’inverno del 1874 Honoré Bourret, rinomato medico di una cittadina del Quebec, bacia la figlia Agnès, prende i soldi messi da parte per il battesimo di Laure, l’altra figlia di cui sua moglie è in attesa, e scappa di casa. Fugge perché su di lui grava un’accusa orribile: secondo gli abitanti della zona avrebbe percosso e affogato sua sorella Marie, una ragazza storpia e muta divenuta ormai un peso insopportabile. Agnès, però, non vuole darsi per vinta e decide che, in un modo o nell'altro, ritroverà «quell'uomo triste e tenebroso» che era suo padre. Andata a vivere con la nonna dopo la morte della madre, Agnès lascia la sorellina Laure nel suo mondo protetto di bambina e si getta con ostinazione in un sogno coraggioso ma apparentemente irrealizzabile: sfatare i pregiudizi dell’epoca e diventare medico, proprio come suo padre, con la speranza, magari, di incontrarlo di nuovo. Ispirato alla storia vera di Maude Abbot (1869-1940), una delle prime dottoresse di Montreal, La specialista del cuore ha rivelato il talento di Claire Holden Rothman sulla scena letteraria internazionale.

Come al solito i romanzi pubblicati dalla Beat editore non mi deludono mai! “La specialista del cuore” è un bel romanzo storico al femminile ambientato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Agnes è una bambina quando suo padre, il suo grande eroe, decide di fuggire dalla sua famiglia e dalla sua città per non essere processato per l’omicidio della sorella, storpia e muta. Sapendo di essere poco attraente ma intelligente e portata per le scienze, la ragazza studia e riesce, dopo numerose peripezie, a diventare medico, uno dei primi medici donna di Montreal.

“La specialista del cuore” è un libro che parla di amore per la famiglia, per la conoscenza e per sé stessi, che racconta la storia dell’emancipazione femminile e della presa di coscienza di alcune donne che desiderano più di un marito e dei figli.
Agnes è una bambina precoce che osserva il padre e i suoi studenti mentre lavorano e sogna di poter essere anche lei una donna di scienze. La scomparsa volontaria del padre le provoca un grandissimo dispiacere e, questa grande mancanza, porta Agnes a voler colmare il vuoto emulando suo padre, un patologo che conserva in casa decine di vasi contenenti organi umani sezionati da studiare. Honoré Burret è un luminare nella sua professione e lei desidera seguire le sue orme in un periodo in cui le capacità e l’intelligenza delle donne erano ancora denigrate e sottovalutate. Spinta da una governante che credeva nelle sue capacità, Agnes studia e, dopo anni faticosi fatti di impegno e ostacoli, riesce a laurearsi e a diventare dottore. Però non riesce a trovare dei clienti perché i preconcetti sulle capacità femminili sono dure a morire e quindi inizia a lavorare presso il museo di patologia dell’università. Qui rincontra dei vecchi amici: i cuori e gli organi sezionati da suo padre e dai suoi studenti. Per tutto il libro il legame con suo padre c’è sempre: tutte le sue decisioni relative alla sua carriera sono mirate a onorare suo padre e a riempire il vuoto che ha lasciato. Proprio inseguendo questo desiderio inespresso, Agnes diventa la specialista dei cuori ed emerge in capo accademico durante la guerra pubblicando numerosi articoli e studi. La lontananza degli uomini le permette di risplendere ma lei comprende più che mai che il lavoro e la dedizione alla ricerca scientifica non possono essere tutto nella vita di una donna.
Il romanzo è agrodolce perché Agnes è una donna forte, determinata e appassionata che si scontra numerose volte contro la ristretta società accademica maschilista e bigotta che relega la parte femminile della popolazione a diventare un soprammobile grazioso per decorare le serate con i colleghi. Lei decide di sacrificare tutta la sua parte femminile, denigrando spessissimo la sua bellezza, per poter fare ciò che più ama, o pensa di amare: il medico ricercatore. La cosa che più mi ha colpita è che ciò accade anche oggi: succede che le donne più potenti debbano spesso o mortificare il proprio aspetto nella speranza di essere più bene accette nel mondo del lavoro, oppure mettere eccessivamente in mostra il lato esteriore. So che questi possono essere dei cliché però io li trovo molto veri, soprattutto perché io stessa sono una donna che combatte per poter entrare nel mondo del lavoro. Tante cose sono cambiate dall’epoca ma noi, l’emancipazione, l’abbiamo avuta davvero? Queste sono le riflessioni che il libro mi ha portato a fare e che me lo hanno reso più caro, nonostante la storia sia a tratti ripetitiva. Ho deciso di assegnare quattro stelline al romanzo.
Lya

2 commenti:

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