04 settembre 2011

Intervista a Francesco Zingoni

Buona serata a tutti!
oggi pomeriggio ho fatto une bella chiacchiaerata con l'autore del libro Demian Sideheart (QUI la recensione e le informazioni sul libro) che molto gentilmente ha risposta alle mie domande e soddisfatto le mie curiositá!

Ciao Francesco benvenuto nel nostro blog!
Ciao e grazie, onoratissimo di essere qui!


Vuoi presentarti ai lettori? Chi è Francesco Zingoni nella vita di tutti i giorni? (studi, hobbies..)
Allora… ho compiuto proprio ieri trentatre anni. Vivo a Milano con la mia musa ispiratrice, la donna per la quale il romanzo è nato e alla quale è dedicato: mia moglie Chiara (ora però mi raccomando non commuovetevi, che vi si bagna il mousepad.) Lavoro nella mia web agency che ho aperto dieci anni fa, mentre studiavo ingegneria. Oltre a scrivere e leggere, le mie passioni sono la musica (ho sempre della musica che dico io in sottofondo, qualsiasi cosa stia facendo) e i viaggi (passione questa poi ampiamente riversata nel libro). Musica e viaggi, molto originale no? Da anni sono un appassionato praticante di arti marziali giapponesi, karate e aikido – in generale mi affascina tutto ciò che proviene dalla terra del sol levante. E qui mi fermo, che non vorrei annoiarvi più di tanto.

Normalmente oltre alla scrittura ti dedichi anche alla lettura? Quali sono i
tuoi autori e libri preferiti e che significato hanno per te?
Devo ammettere che ho scoperto tardivamente i romanzi e la narrativa. Fino a 25 anni – forse anche per pigrizia – ho letto quasi esclusivamente poesia (il mio preferito: Dylan Thomas). E libri di testi di canzoni: alcuni cantautori sono dei veri Poeti, così al volo adesso mi viene in mente Nick Cave. E poi quantità industriali di fumetti (italiani, giapponesi e qualche americano: Sclavi&Roi primo periodo, Go Nagai, Neil Gaiman tra i miei preferiti). Insomma, il mio approccio con la lettura era frammentario, discontinuo e contaminato da altre forme d’arte.
    Poi nel 2006 sono andato a vivere da solo, senza TV e senza internet. Nella casa nuova mi sono portato solo uno stereo scassato per sentire RockFM (la mitica e mai abbastanza compianta radio) e qualche romanzo. Così, tanto per provare - dovevo riempire il tempo vuoto che mi si era spalancato davanti - ho iniziato a leggere, e da allora non mi sono più fermato. Il primo anno mi sono divorato uno dietro l’altro quasi cento romanzi. Ricordo che il primo della pila è stato Neuromancer di William Gibson. Attualmente il mio scrittore preferito è Murakami Haruki.


Che ruolo hanno entrambe (scrittura e lettura) per te nella quotidianità?

Nei due anni in cui ho scritto Demian Sideheart hanno avuto un peso davvero grande. Per due anni ho scritto tutti i giorni, non meno di sei / otto ore al giorno, e tutto questo si andava a sommare ai miei normali impegni di lavoro e di vita. La passione fortissima con cui ho vissuto la nascita e lo sviluppo del romanzo é stata la benzina che mi ha permesso di mantenere questi ritmi per così tanto tempo. É stato un periodo frenetico, di cui ho comunque un ricordo bellissimo. Considera che alla fine, tra parti tagliate e riscritture, avrò scritto più di duemila pagine(!), che poi si sono sintetizzate nelle 650 del romanzo andato in stampa.
    Ma in generale non sono assolutamente un grafomane. Al di fuori del periodo “magico” di Demian Sideheart, il mio scrivere è stato, ed é tuttora, saltuario e incostante: si concretizza piú che altro in una sorta di poesia senza metrica, un diario frammentario che mi accompagna da sempre.


 Nel tuo romanzo il mezzo che aiuta e in parte guida Demian a ritrovare se stesso è un libro e delle poesie. Perché questa scelta?
Non si tratta di una scelta nel vero senso della parola. Diciamo che la storia è nata così, con questo misterioso libro di poesie cancellato dall’oceano a ricoprire il ruolo di guida, di chiave d’accesso ai segreti del protagonista. Col senno di poi, rileggendo il libro, credo di averne capito il perché: la poesia scandisce alcune tappe fondamentali della vita di Demian, e quando lui si trova a dover ricostruire la sua identità e la sua storia, trova proprio in queste poesie la strada per ricominciare a vivere. Come se tra quei versi fossero rimaste impigliate delle tracce del suo Io perduto.


 Passiamo adesso al tuo libro. Ci racconti come ha preso forma l’idea di Demian Sideheart e come si è sviluppata?
Sentivo il bisogno di affrontare una “domanda” (non saprei come meglio definirla) che mi angosciava moltissimo (non scendo in dettagli perché risulterebbe complicato). Ma sapevo di non avere ancora le armi giuste per percorrerla fino in fondo. Poi, un giorno di tre estati fa (era l’11 Agosto 2008 per l’esattezza, e mi trovavo sulla spiaggia di Kyra Panaghia, a Karpathos, in Grecia), mentre nuotavo, ho avuto come una “folgorazione”: ho capito che avrei dovuto affrontare quella domanda attraverso la scrittura di una storia. Ho letteralmente sentito una voce che me la raccontava, quella storia. L’ho inseguita freneticamente, riversandola poi nel romanzo. La cosa curiosa è che fino a quel giorno non avevo mai preso nemmeno lontanamente in considerazione la possibilità di scrivere un romanzo. E così alla fine la “domanda” ha trovato la sua risposta. Che però, a sua volta, ha creato altre domande…

 Cosa c’è di autobiografico nel personaggio che hai creato?
Di autobiografico in senso stretto non c’è poi molto: alcuni episodi dell’adolescenza e della vita di coppia, canzoni, poesie, suggestioni di viaggio… inevitabilmente tutto questo l’ho pescato nel mio vissuto. Di autobiografico in senso lato, invece, c’è molto. Ci sono dentro alcune (pochissime, ma fondamentali) cose che desidero. E ci sono dentro molte delle cose che mi fanno paura.


Le descrizioni di ambienti e paesaggi mi sono sembrate, nel corso della
lettura, davvero molto vivide e suggestive. Hai realmente viaggiato nelle
zone asiatiche che descrivi nel libro?

La principale ispirazione “visiva” del romanzo deriva da un indimenticabile viaggio che ho fatto in Polinesia Francese. In generale, quasi tutti i luoghi che ho descritto nel romanzo li ho visti dal vivo. Quelli irreali li ho immaginati trasfigurando luoghi esistenti (ad esempio la spiaggia-deserto, proiezione della coscienza del protagonista, assomiglia molto alle immense spiagge di Boavista, in Africa). Tra i posti che non ho visto ma solo immaginato c’è (strano a dirsi, visto che sarebbe quello più a portata di mano) il Galles di Dylan Thomas… ma più che altro per paura di sfatarne il mito e magari rimanere deluso dalla realtà.


 Sappiamo che oltre ad aver scritto il libro ne sei anche editore, una cosa
davvero molto particolare. Vuoi raccontarci la tua avventura editoriale e le
motivazioni che ti hanno portato a creare una casa editrice?
L’anno scorso, terminato il romanzo, il mio sogno era quello di vederlo pubblicato da una casa editrice importante (ma và??). Un sogno proibito, perché sapevo già che per un anonimo esordiente agganciare un grande editore è impossibile. Allora – anche se può sembrare assurdo – ho capito che prima dovevo far conoscere il mio romanzo al pubblico. E dovevo farlo restando proprietario dei diritti dell’opera. Così lo scorso novembre ho deciso di aprire la mia casa editrice, Outsider Edizioni, e ho iniziato la mia avventura: ho prodotto il libro, l’ho distribuito nelle librerie, ne ho seguito la promozione, ecc… Devo dire che, a distanza di dieci mesi, questa scelta così particolare (e faticosa) mi ha dato molte soddisfazioni: prima tiratura esaurita, numerose recensioni su giornali, diversi passaggi in TV, un premio letterario… E soprattutto (lo dico incrociando le dita, perché ancora è tutto da definire) un serio interessamento da parte di una di quelle case editrici “da  sogno”, inavvicinabili fino all’anno scorso. A breve ti farò sapere se il sogno si avvera!


Hai giá in mente un’idea per il tuo prossimo romanzo?
Si, forse, ma non mi sbilancio… ;-)

Parlando di attualità da autore e lettore cosa ne pensi della nuova legge levi?
Trovo che la legge Levi sia penalizzante per i lettori e sicuramente causerà una riduzione delle vendite dei libri di carta nei grandi centri di vendita (megastore, librerie online, ecc...), magari a favore di un ulteriore incremento dell'e-book. Non credo che i prezzi di copertina verranno abbassati, nemmeno sul lungo periodo, semplicemente i libri cartacei diverranno beni più costosi.
La legge potrebbe invece essere (in parte) vantaggiosa per i piccoli editori e le librerie indipendenti, per il fatto che lo sconto calmierato dalla legge Levi è quello che viene gestito dalla coppia "distribuzione + libreria. Le grandi catene e gli shop online (dove distribuzione e libreria coincidono) e le grandi case editrici (che spesso fagocitano la distribuzione al loro interno) finora hanno quindi avuto margini di manovra più ampi e si potevano permettere sconti maggiori a scapito delle librerie indipendenti e dei piccoli editori. Questa legge in teoria livella (verso il basso) questa libertà, mettendo tutti sullo stesso piano.
Ora però mi chiedo: il nostro governo si preoccupa di fare una legge per difendere gli interessi delle piccole realtà librarie/editoriali a scapito delle grandi lobbies??? permettimi di avere qualche (enorme) dubbio...


 Grazie mille per aver risposto alle nostre domande! Ti auguriamo un grandissimo in bocca al lupo.

 Grazie a te! E crepi il lupo (violentemente)

alla prossima 
Lya

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